Intervista al dott. Franco Martino, Presidente Associazione Trapiantati di Organi AITF ODV

D) Qual è lo stato dell’arte della donazione degli organi in Campania?
Purtroppo ancora non è soddisfacente, anche se negli ultimi tempi qualche schiarita appare all’orizzonte. Le dichiarazioni rilasciate in vita dai cittadini e registrate presso il SIT (sistema informativo trapianti) del Ministero della Salute a fine 2024, ci dicono che soltanto la provincia di Salerno registra una percentuale di sì di poco più del 60% di consenso; mentre in provincia di Napoli il consenso si attesta intorno al 59,7%; in provincia di Avellino intorno al 59,5%, in provincia di Benevento al 54,9%, in provincia di Caserta 52,7%. In totale, in Campania, su 5. 577. 648 abitanti, stimati al (30-11-2024) soltanto 1.753.019, si sono espressi sulla volontà o meno di donare gli organi e di questi appena 1.046.779 hanno scelto per il sì.

D) Dal suo punto di vista e dalla sua esperienza, quali sono i motivi per cui persistono percentuali ancora cospicue di opposizioni alla donazione degli organi?
I motivi sono principalmente dovuti a resistenze di natura culturale. Ne sono sempre più convinto! Troppi pregiudizi e scarsa conoscenza sulle procedure del prelievo; timori infondati, come l’idea che la donazione possa interferire con le cure; mancanza di consapevolezza sulla certezza della morte encefalica ed infine, la scarsa fiducia nel sistema sanitario e sulla stessa importanza della donazione completano il quadro..

D) Che cosa si potrebbe fare per eliminare le paure dei congiunti all’atto della donazione?
Intanto metterli in condizione di farli arrivare in ospedale già possibilmente consapevoli dell’importanza di fare il nobile gesto. E questo, ovviamente, presuppone una campagna informativa ancora più efficace rispetto a quanto già viene fatto. E, le assicuro che quanto facciamo come associazioni del coordinamento regionale “Ancora Insieme” diretto dalla dott.ssa Mariarosaria Focaccio (portavoce il Dott. Antonio Gialanella, già Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Napoli) e con lo stesso CRT della Campania, con a capo il dott. Pierino Di Silverio, non è poco, mi creda. Poi, a mio avviso, occorrerebbe che a riceverli, magari in un luogo adeguato, vi sia del personale ospedaliero preparato ad accoglierli; soprattutto idoneo a condurre un certo tipo di comunicazione che tenga conto e sia confacente al particolare stato d’animo in cui versano qui congiunti in quel momento. E diciamocelo francamente, a tutt’oggi, non sempre è così. Ma devo anche dire che, grazie ad una totale riorganizzazione della rete trapiantologica ospedaliera, che andrà in vigore nei prossimi giorni, opportunamente ideata dal nuovo corso del CRT della Campania, e già deliberata dalla Giunta Regionale, che va ad incidere anche su detti aspetti con l’inserimento di una specifica “Area Procurement aziendale”, le cose potranno senz’altro migliorare.

D) Quali altri problemi strutturali sussistono e quali limitano il numero delle donazioni?
Intanto bisogna capire che sempre più un numero elevato di cittadini si reca in ospedale per le più svariate motivazioni sulla cura della salute; e ovviamente, la già nota carenza di medici e personale sanitario che attanaglia le nostre aziende ospedaliere certamente non fa sempre mettere al primo posto il dover prestare ogni particolare attenzione alla donazione degli organi. Tutto questo, ovviamente, genera un sovraccarico di lavoro per tale personale che, inevitabilmente, va ad incidere anche sulla resa complessiva da esso prodotta. Poi c’è il problema dei problemi! Ossia , motivare meglio il personale preposto a tale compito. E non intendo soltanto quello sanitario ma anche quello degli uffici anagrafe dei comuni, i quali giocano un ruolo importantissimo soprattutto sui giovani che vi si recano al momento della richiesta o del rinnovo della CIE. Purtroppo bisogna dire che, non sempre, a costoro gli viene riconosciuto il giusto merito per quanto fanno da parte delle rispettive direzioni strategiche. Per fortuna anche su questo interverrà la citata e lungimirante nuova riorganizzazione della rete ospedaliera nella quale si ripone tanta speranza di cambiamento.

D) Cosa ritiene importante che l’opinione pubblica conosca per aiutare la donazione degli organi e in che modo si può diffondere la cultura della donazione?
Bisogna che la cittadinanza si renda conto che la donazione degli organi non è un qualcosa che non la riguarda; che è ben lontana dalle proprie personali esigenze. La donazione degli organi riguarda tutti. Indistintamente! Bisogna far capire che ciascuno di noi, prima o poi, può avere la necessità di ricevere un organo. Quando ci si ammala gravemente con determinate patologie che la medicina moderna non riesce più a curare; e si arriva all’ultima spiaggia, come si suol dire, soltanto il trapianto d’organo consente di continuare a vivere. Il trapianto salvavita che può avvenire soltanto attraverso la donazione degli organi. Organi che, peraltro, non servono più a chi li dona ma consentono di far rifiorire altre vite. E tutto questo messaggio, noi lo diffondiamo in mille modi. Attraverso convegni, assemblee e manifestazioni varie che si svolgono nelle caserme, nelle parrocchie, nelle scuole. Ecco, proprio nelle scuole va detto che siamo molto impegnati ad andare in quasi tutti gli istituti superiori della Campania attraverso il progetto organizzato dal CRT nell’ambito del PCTO ( Percorso per le Conoscenze Trasversali all’Orientamento) che vede intervenire coralmente insieme: associazioni medici, psicologi e professionisti della sanità, convinti come siamo, che parlare ai giovani della donazione non significa soltanto spiegare il valore di un gesto di solidarietà umana, ma anche e soprattutto combattere disinformazione e pregiudizi che, ancora influenzano negativamente le scelte. Le domande che ci vengono poste in queste conferenze, ci attestano la grande importanza che rileva il poter offrire ai giovani studenti strumenti chiari per far loro comprendere che la donazione non è solo un atto medico, ma un concreto contributo alla vita degli altri. Va anche detto che quanto noi facciamo non è inteso a persuadere i ragazzi, ma accompagnarli a fare una scelta consapevole. Anche pronunciando un no. Infine, registriamo quanto sia importante la testimonianza di noi trapiantati allorquando condividiamo la nostra diretta esperienza, raccontando come un gesto di generosità abbia radicalmente cambiato la nostra vita. Questo, a mio avviso, rappresenta un momento particolarmente emozionante ed educativo. Anche per tale ragione, non faccio mai mancare la mia personale presenza, poiché sono sempre più convinto che coltivare nelle persone, consapevolezza e senso di responsabilità, significhi investire concretamente in una società più unità e rispettosa del valore della vita.

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